Miglioramento personale eh? Prendiamola larga.
Non penso di essere l’unico a porsi continuamente le consuete domande esistenziali fondamentali su chi siamo, cos’è tutta sta roba che ci sta intorno, e da dove viene tutto quanto.
La prima questione su chi siamo è la base per cosa facciamo durante la nostra vita, e su questa intendo divagare nelle prossime righe.
Parto da me stesso, l’unico di cui abbia testimonianza diretta, poi, ovvio, ognuno ha il suo percorso.
Adolescente poco ribelle
Sono adolescente, anche se non me ne rendo conto, corpo e mente stanno esplodendo (si fa per dire) e questo ha effetti rapidi sul mio modo di vedere le cose.
Sto superando l’immaginario fastastico del bambino, capendo che non tutto quello che mi viene detto è vero o da prendere alla lettera. Ad esempio, con una certa delusione, scopro che Topolinia NON esiste davvero, come una pubblicità su Topolino (che evidentemente ha lasciato un segno) mi diceva.
Capisco il mondo che mi sta intorno, o così credo, e mi rendo conto che le regole imposte possono essere messe in discussione, anche se poi non mi pare di avere un’indole particolarmente ribelle (ma questo andrebbe chiesto ai miei genitori).
Mi faccio le prime domande su chi sono, cos’è l’universo, com’è possibile che tutto questo esista.
Al termine o al concetto di miglioramento personale non ci penso nemmeno, ma di fatto lo faccio ogni volta che imparo una cosa nuova o faccio una nuova esperienza.
Cappello e chiusa
Ecco, questo può essere il cappello e la chiusa di tutto il post:
Il miglioramente personale, qualunque cosa significhi, avviene continuamente ogni secondo della nostra vita. Ogni cosa che facciamo o impariamo fanno parte del processo che definisce chi siamo e come pensiamo.
Che poi questo sia sempre un miglioramento è da vedere, anche perchè ci sarebbe da intendersi su quali elementi si parametra (soldi? consapevolezza? felicità? successo?).
Qui, adesso, bene o male parliamo di miglioramento di noi stessi, come menti, corpi e persone, tralasciando aspetti più terreni.
Il teatro è miglioramento personale
Su questa linea, più tardi, negli anni universitari, ritrovatomi single e in cerca di socialità (si, è un eufemismo) inizio a fare corsi e seminari di teatro.
Non possiamo liquidare in poche righe la magia del teatro, per chi assiste, e soprattutto per chi lo pratica.
Per gli attori non significa solo il calarsi nel proprio personaggio, ma tutto quello che viene prima: gli esercizi fisici e respiratori, la consapevolezza e gestione della voce, quel legame unico e profondo che si sente fra compagni di teatro, anche in pochi giorni di seminario, così concentrati di esperienze, esercitazioni, scambi di parole ed energie sulla linea del copione o della storia che si vuole rappresentare.
Ecco anche questo per me è miglioramento personale.
Il teatro e tutto quello che gli sta dietro, ripropone e amalgama, in un contesto divertente e socialmente vivace, metodi e pratiche che sono alla base di tanti approcci al miglioramento di se stessi: respirazione, meditazione, consapevolezza del proprio corpo, tecniche di rilassamento.
In modalità amatoriale, fra match di improvvisazione teatrale, seminari e corsi, le mie attività teatrali si protraggono per anni.
L’ultima volta è nel 2009, e ne ho pure testimonianze video.
Mi sono calato nella parte del videomaker, la videocamera è di fatto un oggetto di scena, usata sia nelle prove che negli spettacoli dal vivo e i video creati sono parte stessa del personaggio.
Forse YouTube è un altra occasione persa della mia vita, ma questa è un’altra storia.
Oltre al teatro, quelli post universitari sono anni in cui attraverso una, diciamo, fase mistica. Pratico Yoga, faccio seminari di Reiki, sempre in ondivago equilibrio fra una mentalità scientifico e razionale e il desiderio di esplorare la mia spiritualità.
A volte in ufficio, nel provider appena nato, mi sdraio sul pavimento a respirare ad occhi chiusi. Ogni tanto mi pare di anticipare la percezione del trillo del telefono.
Ricordo un commento di Marco B. in quei tempi: “oggi hai un aura verde”. Lo dice per fare impressione, e in effetti, se lo ricordo ancora, ci riesce, e forse ha anche ragione.
Pur restando interessato a qualsiasi esplorazione di se stessi, devo dire che nel tempo si è affievolito il mio trasporto mistico incanalato da pratiche che possiamo ricondurre al termine New Age.
Palestra e sport
L’essere umano maschio medio in Italia vive 79,4 anni.
Sono 2.503.958.400 secondi, e in ognuno di questi una meravigliosa combinazione di molecole organiche si addensano intorno ad un essere vivente, che respira, si muove ed agisce.
Questo organismo, questo corpo, evolve e si trasforma continuamente, a seconda di quello che mangiamo e facciamo.
Non ho mai avuto un fisico da atleta, altaleno periodi con maggiore attività fisica ad altri più rilassati, con la recente raggiunta del mio punto punto più basso durante il secondo lockdown. A parte il calcetto, dove sono obiettivamente scarso, sono pochi gli sport che mi piace praticare, e corsa o palestra non sono sicuramente fra quelli.
Sono d’accordo con Giovenale, bontà sua, sul mens sana in corpore sano, ma non ho l’attitudine, la costanza e la determinazione di applicare sempre le buone intenzioni.
Direi pure che la mancanza di perseveranza siano uno dei miei peggiori difetti: ho un’indole di facili slanci e altrettanto facili disillusioni, che mina ogni mio progetto a lungo termine.
Breve riassunto delle tecniche di miglioramento personale
Fra i libri, gli articoli e i riassunti letti, fra qualche video di Montemagno e altri, la teoria delle tecniche, i metodi e gli approcci al miglioramento personale credo di averla ampiamente digerita.
Ma, come sempre, quello che fa la differenza è quello che si mette in atto.
La riassumo alla buona e alla rinfusa, giusto per dare un senso a questo post, senza dilungarmi in troppe spiegazioni, tanto bastano poche parole per capire il filone:
– Fai passi piccoli e possibili
– Adotta buone abitudini
– Pensa positivo
– Non giudicare
– Vivi ogni tuo giorno come se fosse l’ultimo
– Aiuta gli altri
– Il meglio è nemico del bene
– Dormi bene
– Mangia bene
– Fai esercizio fisico
– Non fare lo stronzo
Al netto delle clamorose semplificazioni e approssimazioni, credo che il principale principio principe sia comunque uno, da sempre, ripetuto, coniugato, espresso in migliaia di diverse sfumature: vivere il presente, ogni secondo senza perdersi in memorie del passato o problemi del futuro.
Semplicemente, percepire, apprezzare e vivere con consapevolezza ogni secondo della propria esistenza, o quantomeno provare a farlo ogni volta che ci ricordiamo di farlo.
Insomma, Carpe Diem.
Tanto per ricordarci che le grandi verità della nostra vita sono state scoperte da un pezzo.
Il digiuno intermittente
E dopo questa rivelazione, lasciami finire questo post in bilico fra l’esperimento SEO, il titolo accatta click, l’introspezione e la voglia di far leggere qualcosa di interessante, con l’ultimo, in ordine temporale, tentativo di miglioramente personale (gli adepti lo chiamano stile di vita) che sto portando avanti.
Da una quarantina di giorni ininterrotti sto facendo digiuno intermittente: di base per 16 ore al giorno, a volte meno, spesso di più. Il mio “record” è di 27 ore senza mangiare, bevendo solo acqua o caffè e tè senza zucchero.
Curiosamente è una abitudine che sto mantenendo, almeno per ora, e sta avendo diversi effetti positivi:
– Il mio umore, piuttosto depresso negli scorsi mesi di confinamento domestico, è decisamente migliorato.
– Sto iniziando a perdere, gradualmente, peso: circa un chilo a settimana. Sono ancora ben lontano dai miei obiettivi ma vedo un trend.
– Mi è tornata la voglia di fare cose, questo sito ne è un esempio.
– Mi sono rimesso a fare palestra o comunque attività fisica.
Ti posso assicurare che non mangiare per diverse ore è più facile di quanto sembri: c’è in effetti un periodo critico, fra le 5 e le 7 ore dopo l’ultimo pasto, in cui la fame si fa sentire. Questo avviene in corrispondenza del calo della presenza nel sangue degli zuccheri provenienti dalla digestione, ma se si supera questa fase diventa tutto più semplice.
Dopo circa 10 ore dall’ultimo pasto, il corpo inizia a consumare attivamente le sue riserve di grasso, dopo 12 ore, il fegato inizia a produrre chetoni, come sottoprocesso del consumo di grassi, e questo ha un effetto straordinario anche sulle capacità cognitive: ci si sente più lucidi, efficaci e determinati. In questa fase la fame non si percepisce (fermo restando la disponibilità di riserve di lardo da consumare).
Dopo 14-18 ore dall’ultimo pasto, un altro curioso effetto si ha sull’organismo: l’autofagia. Il corpo accellera quello che comunque fa continuamente: distrugge e assimila cellule vecchia e ne crea di nuove. Insomma si da una rinfrescata.
Io solitamente salto la colazione, pranzo normalmente, e spesso salto la cena, che è la parte più difficile. Contrariamente a quanto possa sembrare e quanto raccomandato da molti, la mancata colazione (giusto una caffè senza zucchero e acqua) non mi pesa affatto e anzi rende le mie mattine molto più attive ed efficaci.
Altro effetto collaterale di questa pratica, è che, come naturale consequenza, ti rende più consapevole del cibo che mangi: quando hai i tuoi pasti li apprezzi molto di più, tendi a mangiare meglio e ti rendi conto di quante volte più o meno consciamente si mangiano cose quasi senza accorgersene.
Inutile dire che c’è un app anche per questo, io uso Fastic, ma ce ne sono altre.
Se decidi di provarla, fammelo sapere che diventiamo amici di digiuno (sai che allegria).
Tutto va bene, se ti serve